Offrire flessibilità lavorativa comporta benefici e sfide di gestione, sia per i dipendenti che per chi gestisce le risorse umane aziendai.
Vediamo alcune best practice per implementarla correttamente, grazie anche a gestionali HR, progettato per semplificare i sempre più complessi compiti dell HR Manager.
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Cos’è la flessibilità lavorativa?
La flessibilità lavorativa si riferisce alla possibilità per i dipendenti di organizzare il proprio lavoro in base a orari flessibili, location differenti (telelavoro) o contratti part-time, senza compromettere la loro produttività.
Quando parliamo del termine “flessibilità” ci riferiamo a diverse tipologie di gestione flessibile del lavoro, dove spesso una gestione implica l’altra (es: la flessibilità oraria può incidere anche sulla flessibilità contrattuale)
Tipologia di flessibilità | In cosa consiste |
Flessibilità oraria | Possibilità di scegliere gli orari di lavoro |
Flessibilità di luogo | Lavoro da remoto o in modalità ibrida |
Flessibilità contrattuale | tipologie di contratti part-time o temporanei |
I vantaggi della flessibilità lavorativa
La flessibilità lavorativa, soprattutto a partire dal periodo post-pandemia Covid nel 2020, ha dimostrato di avere un impatto positivo sul benessere e sulla produttività dei dipendenti (e quindi dell’azienda).
Secondo uno studio di Stanford, i dipendenti che lavorano da casa sono il 13% più produttivi rispetto a quelli che lavorano in ufficio (fonte: WeTal) Questo è possibile grazie alla riduzione delle distrazioni, a meno spostamenti e un ambiente di lavoro “personalizzato” tra le mura di casa.
Maggiore produttività va a braccetto con ridotti livelli di stress. Secondo Forbes, l’80% dei lavoratori ritiene che il lavoro flessibile lo riduca drasticamente.
L’importanza della flessibilità lavorativa, in particolare per i più giovani, emerge chiaramente dal fatto che oltre il 50% dei lavoratori tra i 18 e i 34 anni sarebbe disposto a lasciare il proprio impiego se non venissero offerte opzioni di flessibilità. (fonte: Randstad Workmonitor)
Questi dati dimostrano che la flessibilità lavorativa sia un fattore chiave per migliorare la qualità della vita dei lavoratori.
Le sfide (e i potenziali svantaggi) della flessibilità lavorativa
Nonostante i suoi vantaggi, la flessibilità lavorativa presenta alcune sfide gestionali importante
Gestire un team che lavora in modalità ibrida o completamente da remoto richiede strumenti di comunicazione più avanzati dello standard. La conseguenza è che aziende tecnologicamente obsolete e non aggiornate devono investire in piattaforme che consentano di mantenere una buona coesione e comunicazione, anche a distanza.
Un’altra sfida (più per i dipendenti che per le aziende) è la gestione dei confini tra lavoro e vita privata. La mancanza di un ambiente lavorativo fisico definito può portare i dipendenti a fare fatica nello “staccare”, rischiando il burnout. Secondo una ricerca di Buffer, il 22% dei dipendenti remoti trova difficile staccare dal lavoro.
È importante sottolineare inoltre l’importanza della chiarezza della comunicazione nelle aziende che applicano la flessibilità sul lavoro, non solo dal punto di vista delle responsabilità dei singoli dipendenti ma anche delle policy aziendali. Non tutte le posizioni possono essere adattate alla flessibilità. Ecco perché le aziende dovrebbero stabilire chi può beneficiare della flessibilità e in che misura, per evitare tensioni interne.
Come evohrp può supportare la gestione della flessibilità lavorativa
La gestione efficace della flessibilità lavorativa richiede strumenti di gestione avanzati come evohrp. Il software offre soluzioni integrate per:
- monitorare le presenze e gestire gli orari
- valutare le performance
- utilizzare strumenti di comunicazione integrati
Con evohrp, le aziende possono tracciare le ore lavorate e le performance dei dipendenti (sulla base di KPI totalmente personalizzati). Tutto questo centralizzando i canali di scambio di informazioni in maniera totalmente integrata.
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